Il VerganFest di Seravezza (LU) che io e Sabrina abbiamo raggiunto in LML Star 2t percorrendo 500 km in 10 ore e in un solo giorno, tra pianura padana e appennini, tra piogge, temporali e sole cuocente (più per lo spirito di un viaggio in occasione del ponte del 1 maggio che per raggiungere la località stessa), si è presentato come un isola di modernità in mezzo al vecchio, il vecchio modo di fare festa con chili e chili di carni alle griglie e panini imbottiti di grasso e colesterolo, il vecchio modo di fare da mangiare con la fila in macelleria e le cassette dei fruttivendoli piene, un isola dove la tecnologia e la sperimentazione non hanno limiti e tutto ciò che si trasforma in cibo non ha sotterfugi da nascondere, tutto è in armonia con la natura, tutto è eco sostenibile, equo solidale, naturale.
Un posto dove finalmente si esce dalle solite storie dove ognuno debba passare un interrogatorio di terzo grado per poter mangiare qualcosa di naturale, dove non occorre chiedere se in un prodotto esistano uova o latticini, tantomeno carni, un posto dove tutto è vegan.
C'erano i produttori più famosi come Wheaty, Topas, BioLab di Gorizia, Vegusto, ma anche numerosi locali a proporre vegan crepes fatte senza ne latte ne uova, hot dog imbottiti di salsicciotti fatti di glutine di frumento, centrifugati di frutta e verdura preparati sul momento, nutrienti e buonissimi, e chi a proporre il proprio ristorante vegetariano come il Pitagora di Marina di Massa, o eventi dedicati al crudismo, libri, conferenze, mostre e laboratori sulla cucina vegana.
Numerosi i prodotti preconfezionati simil-carne che a mio avviso non sono assolutamente indispensabili nella dieta di tutti i giorni ma diventano interessanti in occasioni come questa o in feste e sagre dove ancora (nonostante i danni che provocano all'uomo e all'ambiente), padroneggiano i cibi di origine animale.
Non si può dire quindi che non ci siano alternative, oltre a verdure e frutta esistono un infinità di alimenti proteici di origine vegetale pronti a sostituire tutto quello che si è abituati a proporre nei menù di qualsiasi cucina, bisogna solo avere il coraggio di cambiare e di provare, senza pregiudizi ne critiche ma soltanto con il cuore.
Unica piaga del festival è stato il maltempo che ci ha accompagnati dall'arrivo fino alla partenza, quando si alternavano raggi di sole a lievi temporali fino a farci partire verso casa sotto la pioggia battente e senza riuscire a vivere fino in fondo il VeganFest e senza riuscire a scoprire tutte le novità che esso proponeva.
Farina di grano saraceno, farina tipo "0", acqua, olio di girasole, sale e spezie, niente latte ne uova per le ottime vegan crèpes salate, mentre per quelle dolci, farina tipo "0", acqua, zucchero di canna, olio di girasole e sale, e oltre ad essere più leggere e digeribili sono forse anche più buone perchè anzichè prevalere il sapore dell'uovo che in quelle tradizionali invade a volte addirittura sui componenti del ripieno, restano fedeli al sapore di cereale che si sposa perfettamente con le confetture o patè salati che si preferiscano.
Pizze e panini vegan, la gola di assaggiare tutto e la sfortuna di non aver assaggiato niente per il poco tempo a disposizione.
Insaccati, tagliata e bistecche?...più che in una macelleria si potrebbero acquistare dal mugnaio visto che questi super prodotti di Vegusto sono preparati con il glutine di frumento, senza sangue e senza odore di morte.
Qualcuno potrà dire, il kebab è kebab e non ha senso riprodurlo in versione vegetale, secondo me invece si, per il solito discorso della sostituzione degli alimenti di origine animale con quelli vegetali, del resto l'arte di copiare e rielaborare le idee non è un reato.
Wheaty ha una linea infinita di prodotti per grigliate, spadellate e per panini freddi o caldi, un ottima alternativa per le occasioni festive.
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